LA CITTA' CAVERNA

LA CAVERNA E IL GRATTACIELO
SEMPLICEMENTE UN POTENZIALE NEURALE
beh, oggi mi sono svegliata con una mente al galoppo che mi ha offerto visioni magnifiche, di quelle che ti mozzano il fiato e ti fanno dire : 'Ma da dove mi sono uscite?'
Un tempo non le avrei mai condivise, era il tempo in cui vivono incertezze e giudizi. Oggi ne riconosco il dono e talvolta le lascio qui, come un seme che qualcuno potrebbe scegliere di coltivare.

Entriamo in casa. Qui possiamo spostare mobili e soprammobili all'infinito, ma alla fine essi saranno sempre gli stessi. E anche comprandone di nuovi, forse cambierebbe l'aspetto delle ns stanze, ma non l'essenza.
      Ecco è così che ha avuto inizio la cavalcata.
Ma se svuotassimo l'intera casa e mettessimo un'amaca al posto del letto, e un circolo di pietre con della legna  al posto della cucina, allora in quale potenziale di realtà entreremmo? In breve saremmo pronti a fare l'esperienza di casa in una...grotta! Bene eliminando i confort noti, in breve abbracceremmo il potenziale del cavernicolo, ma ... con la conoscenza di oggi! Certo quella nessuno può toglircela.
      Coraggio, fate uno sforzo di fantasia per seguirmi, il bello arriva adesso!
Credete che il potenziale del cavernicolo non esista solo perchè voi lo giudicate 'abnorme' o 'anormale'?
Il giudizio non basta ad eliminare un potenziale, serve solo a tenerlo fuori dalla vs realtà.
Il vivere nella caverna non è un'opzione non reale, è solo una possibilità che non si è scelta.
E tuttavia, a ben guardare questa piccola casa immaginaria trasformata in caverna, pensandoci su, si potrebbe arrivare a vedere che le ns case, non sono altro che una grotta ben organizzata e piena di comodità che non abbiamo mai lasciato. E da qui espandere la contemplazione e comprendere che tutto ciò che abbiamo fatto è stato trasformare una caverna in casa. Che la caverna, o Tana dell'Orso, non era che l'abbozzo di un ben più vasto potenziale, che oggi si è sviluppato nella creazione di grattacieli. Morale,
I grattacieli non sono altro che lo sviluppo di un potenziale della realtà della caverna.
       Abbiate pazienza, seguitemi fantasticando un po'.
Perché l'uomo avrebbe dovuto accogliere il potenziale della caverna come dimora?
Per proteggersi? Per avere uno spazio da dominare? Un luogo da cui tagliar fuori la natura e potersi sentire a questa superiore?
Ma allora, tutto ciò non sembra essere nato dal bisogno di proteggersi da una natura che sembrava superiore? Mah!
E ora, tornando a guardare le nostre metropoli, o città, o paesi persino, non vediamo forse in queste il riflesso di tale iniziale e remoto atteggiamento?
Guardate le nostre gigantesche strutture, magnifiche, certo, e tuttavia, non è chiaro il disprezzo per la natura che esse spavaldamente riflettono?
       E il grattacielo dice alla collina: "Io sono più alto di te, pappapero, e guarda quante anime ospito, pappapero, e  guarda come inquino la tua aria, obbligando gli alberi tuoi abitanti a lavorare di più per ripulirla, pappapero."
       E la collina guarda e semplicemente alza le spalle...e un terremoto manda in pezzi il grattacielo, ma questa è un'altra storia.
Tornando al potenziale della caverna, se riuscissimo a guardare con distacco a questa visione,- io l'ho fatto- molte sfumature si renderebbero evidenti, e ciò aiuterebbe a far tacere il giudizio. Ovviamente  posso descrivervi solo le sfumature che io oggi ho colto, e non penso certo che non ve ne siano altre, per il semplice fatto che ieri, non ero capace di vedere ciò di cui oggi parlo,e domani so che vedrò ciò che oggi non vedo.
Così ecco la mia visione della città/caverna.
Da principio, l'uomo sentì la necessità di proteggersi - in un certo senso di rientrare all'interno -
Per imparare a credere nel suo potere, aveva bisogno di crearsi un'identità capace di dominare la natura, ma ciò, è ovvio, nasceva dal bisogno di rendersi meno vulnerabile.
Così posso dire che, le città non sono altro che l'esperienza manifesta del bisogno umano di crearsi un'identità all'interno delle specie appartenenti alla natura stessa.
Le città rappresentano il sogno della limitatezza umana e non il contrario.
Sono il riflesso di quell'iniziale paura che spinse l'uomo a scollegarsi dalla natura, per darsi il tempo di maturare e crearsi una sua identità, una propria realtà.
Così guardando alle ns città, alla ns organizzazione in società, al disprezzo per la natura, possiamo trovare in questo la riprova che l'umanità è stata - in un tempo ancora presente - ,lo sconosciuto che è entrato in un nuovo potenziale di realtà.
E, mio Dio! questa sì che è stata un'estenuante cavalcata, e senz'altro leggendomi potreste giudicare ciò pura follia, e chi potrebbe giudicarvi? Forse anch'io domani, rileggendomi, penserò lo stesso. Ma qui, ora, se tutti voi foste nella mia mente, vedreste con chiarezza ciò che sto tentando di descrivere.
Ma come ogni visione, essa è breve e sta già scomparendo
Così domani, io stessa dovrò sforzarmi di vedere le città come caverne, e ricordare che nulla infondo è mai cambiato. L'uomo non ha mai messo da parte il suo senso di NON-APPARTENENZA, non ha mai smesso di sentirsi "l'ultimo arrivato", di sentirsi l'estraneo.
La sensazione di essere nell'ignoto è bidirezionale.Essendo noi stessi l'ignoto, siamo anche nell'ignoto.
Non importa da quante decine di migliaia d'anni siamo qui, questo atteggiamento non è mai cambiato, vive qui ed ora. Siamo ancora quei cavernicoli.
Allora la domanda è, com'è che ci siamo sempre sentiti estranei su questo pianeta e incapaci di armonizzarci con esso?
Nello sforzo che compie un piccolo uomo che si trasferisce in un paese straniero, noi potremmo cogliere una risposta ad uno dei più grandi quesiti. La vedete?
Forse la risposta è che siamo arrivati qui ... dopo. Ma certo, lo abbiamo sempre saputo, non è forse scritto anche sulla Bibbia? Siamo stati creati per ultimi.
Così la nostra realtà continua ad essere il riflesso di una conoscenza dimenticata. Noi proveniamo da un altro luogo...Siamo giunti qui, nell'ignoto, ci siamo dovuti difendere per darci il tempo di adattarci alla nuova realtà, di conoscerla. Credo fosse questa la missione, lo è, conoscere lo sconosciuto. Farlo nostro, integrare questo potenziale nella ns realtà.
La terra, la natura ha avuto milioni di anni per farlo, per integrarsi e metabolizzare il nuovo potenziale. Al confronto l'umanità è meno di un neonato, forse un ovulo in formazione. No è ancora nella fase di viaggio dello spermatozoo, ahahah!
Ancora ci sentiamo estranei, viaggiatori caduti dall'ignoto nell'ignoto, ma se solo riusciste ora a vedere con la stessa mia momentanea chiarezza questa visione, allora forse in un istante potreste ricordare ciò che per decine di migliaia di anni è stato dimenticato. E cioè, che siamo arrivati in un potenziale ignoto per ns scelta e che dunque il senso di estraneità non ha motivo di esistere, poiché senza di noi, questo potenziale di realtà non esisterebbe affatto.
Non è paradossale? abbiamo creato, o scelto se preferite, un potenziale di realtà in cui spostarci e poi...lo abbiamo dimenticato. 
E di conseguenza abbiamo preso a comportarci come invasori di un regno che senza di noi, non esisterebbe affatto.
Ebbene sì è un gran caos, ma è da me che sta uscendo. Ed è una sorta di cascata senza fine, una mente che trabocca acqua pura, inarrestabile.

un applauso al coraggio, per chi è riuscito/a a seguirmi fin qui.




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